Per un ciclo economico della responsabilità sociale
Da un punto di vista teorico, analizzati i presupposti e le determinanti di un approccio di responsabilità sociale, ci si può chiedere, quale può essere il modello di funzionamento per un ciclo economico della responsabilità sociale, e quali le condizioni che devono essere governate per renderlo effettivamente praticabile. Un ciclo che prende avvio dalla scelta di intraprendere una strategia ed un percorso fondati su una spinta iniziale volontaria basata su dinamiche motivazionali legate alla generazione di valore e valori.
Può essere sintetizzato e sviluppato nei seguenti momenti: individuazione degli obiettivi strategici e dei riferimenti metodologici; analisi interna per focalizzare le aree di miglioramento; definizione dei piani di miglioramento, allocazione delle risorse, gestione e monitoraggio; comunicazione dei risultati ottenuti; tracciabilità della filiera; scelta del consumatore all’atto dell’acquisto. Nella misura in cui si realizza, quindi, il risultato, riconosciuto dal cliente al momento dell’acquisto, costituisce il valore aggiunto che è la spinta per rendere sostenibile la reiterazione di un nuovo ciclo virtuoso.
- Scelta motivazionale iniziale (di tipo volontaria)
- Individuazione degli obiettivi strategici
- Individuazione dei riferimenti metodologici (strumenti di analisi)
- Analisi interna per focalizzare le aree di miglioramento
- Definizione dei piani di miglioramento (obiettivi, tempi, risorse e verifiche)
- Allocazione delle risorse sui piani
- Gestione e monitoraggio dei piani di miglioramento
- Veridicità della comunicazione (controlli e verifiche trasparenti)
- Comunicazione dei risultati ottenuti (bilancio sociale, certificazioni di parte terza)
- Associazione comunicazione-prodotto (etichette/marchi per comunicare impegni e risultati)
- Garanzia della storia dei prodotti (tracciabilità della filiera per produzioni delocalizzate)
- Scelta del consumatore all’atto dell’acquisto
- Ripetizione del ciclo (il valore aggiunto, spinta per l’inizio di un nuovo circolo virtuoso)
Nello specifico, dopo una spinta motivazionale iniziale, si rileva una fase valutativa, cui segue una attuativa, di verifica, di comunicazione dei risultati ottenuti ed un riscontro finale, con un coinvolgimento quantitativamente e qualitativamente crescente degli attori interessati. Per poter avviare un ciclo economico di responsabilità sociale occorre, dunque, una buona motivazione iniziale basata su dinamiche competitive legate alla generazione di valore: il miglioramento dell’immagine aziendale, la maggior capacità di attrarre le migliori professionalità, un miglior clima interno, la tutela del brand, il maggior valore riconosciuto da parte dei clienti a prodotti etici, le richieste dei principali clienti/committenti, una condivisione di specifici valori da parte del top-management, (la spinta iniziale); occorre, poi, il passaggio dai motivi agli obiettivi, che sono di carattere strategico in quanto strettamente collegati con i segmenti di mercato di riferimento, (l’individuazione degli obiettivi strategici).
Il passo seguente è il passaggio dagli obiettivi agli strumenti, per capire i più adeguati per raggiungere i risultati attesi, (la scelta dei riferimenti metodologici); metodologie e strumenti devono, poi, essere adottati ed applicati alla reale situazione aziendale, analizzata attraverso un’attenta autovalutazione, (l’autoanalisi); da questa scaturiscono punti di forza ed aree di miglioramento rispetto al modello metodologico di riferimento, (l’individuazione delle aree di miglioramento); su ciascuna area, quindi, devono essere pianificate le azioni più adeguate, che comprendono obiettivi, tempi, risorse e verifiche, (la definizione dei piani di miglioramento).
Terminata la fase preliminare di valutazione, il passo successivo riguarda la fase attuativa, con la distribuzione delle risorse disponibili, il primo momento di attuazione dei piani di miglioramento definiti, (l’allocazione delle risorse sui piani); i piani vengono quindi attuati ed i relativi risultati valutati e, se non soddisfacenti, migliorati attraverso la definizione di nuovi piani, (la gestione ed il monitoraggio dei piani di miglioramento).
Segue, quindi, una fase di controllo e comunicazione: infatti, raggiunti dei risultati significativi, questi possono essere comunicati attraverso l’elaborazione e la diffusione di dichiarazioni, messaggi, evidenze di certificazioni, bilanci sociali, (la comunicazione dei risultati ottenuti); occorrono, però, controlli e verifiche che, nel caso di certificazione di parte terza, per l’indipendenza dell’organismo, possono fornire maggior trasparenza dei risultati raggiunti mentre, nel caso di dichiarazioni interne, non possono fornire tale carattere, tuttavia, neutralità e credibilità di chi esegue i controlli costituiscono i presupposti fondamentali affinché i risultati ottenuti siano effettivamente riconosciuti, ed il ciclo economico della responsabilità sociale possa effettivamente esprimere un plus-valore, (la garanzia di veridicità della comunicazione). Tra i soggetti maggiormente interessati a tali comunicazioni vi sono i consumatori, ed il modo più diretto per comunicar loro impegni e risultati è far viaggiare tali informazioni assieme ai prodotti, attraverso apposite etichette, (l’associazione comunicazione-prodotto: etichette sociali e marchi); queste richiedono adeguati sistemi di garanzia affinché non vengano apposte indebitamente, nasce così il monitoraggio della tracciabilità etica, ovvero forme di garanzia circa il fatto che un certo prodotto provenga effettivamente da filiere produttive con condizioni di lavoro adeguate, in particolare nel caso in cui più fornitori, localizzati in diverse parti, realizzano lo stesso manufatto, (la garanzia della storia dei prodotti: tracciabilità di filiera); occorre, infine, monitorare perché la sicurezza del marchio scoraggi tentativi di falsificazione, (il monitoraggio anticontraffazione).
La fase finale riguarda il momento di acquisto del prodotto proveniente dalla filiera etica, in cui si verifica se effettivamente il ciclo espresso è stato in grado di generare un valore aggiunto, (la scelta del consumatore all’atto dell’acquisto); valore che può sostenere la ripetizione del ciclo, in cui l’output finale rappresenta anche l’input iniziale in grado di autoalimentarlo, (una nuova spinta iniziale).
Risulta evidente che dall’efficacia del ciclo dipende la sua possibilità di reiterarsi, questo significa che la governance della responsabilità sociale non può permettersi di trascurare nessuna fase del ciclo stesso, adottando, per ciascuna, gli strumenti di gestione più opportuni, per non veder vanificata la portata finale. Una preoccupazione che, purtroppo, rappresenta ciò a cui spesso si assiste: un grande dispendio di energie nella fase di predisposizione di nuovi approcci alla RSI, e corrispondente sviluppo di contributi scientifici e metodologici, a fronte di una scarsa attenzione alle fasi della comunicazione e dei controlli, spesso, si traduce in una scarsità di risultati.
Tuttavia, la responsabilità sociale è, senza dubbio, una tendenza rispetto alla quale si stanno realizzando nuove dinamiche, e di portata strategica, che il sistema economico deve essere capace di affrontare, in termini di nuove opportunità competitive, sia alla scala globale che a quella locale. (© riproduzione riservata)
Può essere sintetizzato e sviluppato nei seguenti momenti: individuazione degli obiettivi strategici e dei riferimenti metodologici; analisi interna per focalizzare le aree di miglioramento; definizione dei piani di miglioramento, allocazione delle risorse, gestione e monitoraggio; comunicazione dei risultati ottenuti; tracciabilità della filiera; scelta del consumatore all’atto dell’acquisto. Nella misura in cui si realizza, quindi, il risultato, riconosciuto dal cliente al momento dell’acquisto, costituisce il valore aggiunto che è la spinta per rendere sostenibile la reiterazione di un nuovo ciclo virtuoso.
- Scelta motivazionale iniziale (di tipo volontaria)
- Individuazione degli obiettivi strategici
- Individuazione dei riferimenti metodologici (strumenti di analisi)
- Analisi interna per focalizzare le aree di miglioramento
- Definizione dei piani di miglioramento (obiettivi, tempi, risorse e verifiche)
- Allocazione delle risorse sui piani
- Gestione e monitoraggio dei piani di miglioramento
- Veridicità della comunicazione (controlli e verifiche trasparenti)
- Comunicazione dei risultati ottenuti (bilancio sociale, certificazioni di parte terza)
- Associazione comunicazione-prodotto (etichette/marchi per comunicare impegni e risultati)
- Garanzia della storia dei prodotti (tracciabilità della filiera per produzioni delocalizzate)
- Scelta del consumatore all’atto dell’acquisto
- Ripetizione del ciclo (il valore aggiunto, spinta per l’inizio di un nuovo circolo virtuoso)
Nello specifico, dopo una spinta motivazionale iniziale, si rileva una fase valutativa, cui segue una attuativa, di verifica, di comunicazione dei risultati ottenuti ed un riscontro finale, con un coinvolgimento quantitativamente e qualitativamente crescente degli attori interessati. Per poter avviare un ciclo economico di responsabilità sociale occorre, dunque, una buona motivazione iniziale basata su dinamiche competitive legate alla generazione di valore: il miglioramento dell’immagine aziendale, la maggior capacità di attrarre le migliori professionalità, un miglior clima interno, la tutela del brand, il maggior valore riconosciuto da parte dei clienti a prodotti etici, le richieste dei principali clienti/committenti, una condivisione di specifici valori da parte del top-management, (la spinta iniziale); occorre, poi, il passaggio dai motivi agli obiettivi, che sono di carattere strategico in quanto strettamente collegati con i segmenti di mercato di riferimento, (l’individuazione degli obiettivi strategici).
Il passo seguente è il passaggio dagli obiettivi agli strumenti, per capire i più adeguati per raggiungere i risultati attesi, (la scelta dei riferimenti metodologici); metodologie e strumenti devono, poi, essere adottati ed applicati alla reale situazione aziendale, analizzata attraverso un’attenta autovalutazione, (l’autoanalisi); da questa scaturiscono punti di forza ed aree di miglioramento rispetto al modello metodologico di riferimento, (l’individuazione delle aree di miglioramento); su ciascuna area, quindi, devono essere pianificate le azioni più adeguate, che comprendono obiettivi, tempi, risorse e verifiche, (la definizione dei piani di miglioramento).
Terminata la fase preliminare di valutazione, il passo successivo riguarda la fase attuativa, con la distribuzione delle risorse disponibili, il primo momento di attuazione dei piani di miglioramento definiti, (l’allocazione delle risorse sui piani); i piani vengono quindi attuati ed i relativi risultati valutati e, se non soddisfacenti, migliorati attraverso la definizione di nuovi piani, (la gestione ed il monitoraggio dei piani di miglioramento).
Segue, quindi, una fase di controllo e comunicazione: infatti, raggiunti dei risultati significativi, questi possono essere comunicati attraverso l’elaborazione e la diffusione di dichiarazioni, messaggi, evidenze di certificazioni, bilanci sociali, (la comunicazione dei risultati ottenuti); occorrono, però, controlli e verifiche che, nel caso di certificazione di parte terza, per l’indipendenza dell’organismo, possono fornire maggior trasparenza dei risultati raggiunti mentre, nel caso di dichiarazioni interne, non possono fornire tale carattere, tuttavia, neutralità e credibilità di chi esegue i controlli costituiscono i presupposti fondamentali affinché i risultati ottenuti siano effettivamente riconosciuti, ed il ciclo economico della responsabilità sociale possa effettivamente esprimere un plus-valore, (la garanzia di veridicità della comunicazione). Tra i soggetti maggiormente interessati a tali comunicazioni vi sono i consumatori, ed il modo più diretto per comunicar loro impegni e risultati è far viaggiare tali informazioni assieme ai prodotti, attraverso apposite etichette, (l’associazione comunicazione-prodotto: etichette sociali e marchi); queste richiedono adeguati sistemi di garanzia affinché non vengano apposte indebitamente, nasce così il monitoraggio della tracciabilità etica, ovvero forme di garanzia circa il fatto che un certo prodotto provenga effettivamente da filiere produttive con condizioni di lavoro adeguate, in particolare nel caso in cui più fornitori, localizzati in diverse parti, realizzano lo stesso manufatto, (la garanzia della storia dei prodotti: tracciabilità di filiera); occorre, infine, monitorare perché la sicurezza del marchio scoraggi tentativi di falsificazione, (il monitoraggio anticontraffazione).
La fase finale riguarda il momento di acquisto del prodotto proveniente dalla filiera etica, in cui si verifica se effettivamente il ciclo espresso è stato in grado di generare un valore aggiunto, (la scelta del consumatore all’atto dell’acquisto); valore che può sostenere la ripetizione del ciclo, in cui l’output finale rappresenta anche l’input iniziale in grado di autoalimentarlo, (una nuova spinta iniziale).
Risulta evidente che dall’efficacia del ciclo dipende la sua possibilità di reiterarsi, questo significa che la governance della responsabilità sociale non può permettersi di trascurare nessuna fase del ciclo stesso, adottando, per ciascuna, gli strumenti di gestione più opportuni, per non veder vanificata la portata finale. Una preoccupazione che, purtroppo, rappresenta ciò a cui spesso si assiste: un grande dispendio di energie nella fase di predisposizione di nuovi approcci alla RSI, e corrispondente sviluppo di contributi scientifici e metodologici, a fronte di una scarsa attenzione alle fasi della comunicazione e dei controlli, spesso, si traduce in una scarsità di risultati.
Tuttavia, la responsabilità sociale è, senza dubbio, una tendenza rispetto alla quale si stanno realizzando nuove dinamiche, e di portata strategica, che il sistema economico deve essere capace di affrontare, in termini di nuove opportunità competitive, sia alla scala globale che a quella locale. (© riproduzione riservata)