Sviluppo economico, caratteri e cause

"Per sviluppo economico di una comunità si intendono vari fenomeni tra loro collegati, ma non necessariamente paralleli: un aumento delle capacità produttive del sistema economico; un incremento della produzione dei beni direttamente atti a soddisfare i bisogni dei consumatori; una ripartizione delle capacità di acquisto, tale da consentire una equa distribuzione dei beni prodotti, fra tutti i membri della comunità (sul significato di “equa distribuzione” le diversità dei pareri sono evidentemente notevoli). Ciascuno di questi fenomeni viene additato con particolare rilievo in sistemi economici di diverso tipo.

In economie di tipo liberista si è centrata l’attenzione, come misura dello sviluppo economico, sull’aumento globale del reddito, cioè dei beni e servizi prodotti. In economie di tipo collettivista si è sempre sottolineato come elemento centrale dello sviluppo l’allargamento delle capacità di produzione del sistema, indipendentemente dal fatto che i beni prodotti siano atti a soddisfare i bisogni dei consumatori, ovvero siano destinati a spese di potenza e prestigio nazionali, ovvero ancora vengano reimmessi in nuovi cicli produttivi. È tuttavia indubbio che in sistemi economici nei quali venga considerato obiettivo ultimo dell’economia il benessere di ogni uomo, l’aumento delle capacità produttive o del reddito nazionale non può considerarsi come vero sviluppo, bensì come via per giungere a quel benessere. Restando determinante una distribuzione della ricchezza, tale da consentire l’accesso di tutti i cittadini all’uso di una ragionevole porzione dei beni prodotti.


Stante questo diverso modo di considerare lo sviluppo, incerti devono anche considerarsi i metodi per misurarlo. Si finisce di solito per accettare come metodo approssimativo quello che si rifà al livello del reddito pro capite. Come è noto, si intende per reddito nazionale il flusso di beni e servizi prodotti in una comunità, entro un dato periodo; normalmente esso viene espresso in termini di moneta corrente, ovvero riferita a una diversa moneta di conto, quale spesso è il dollaro. A sua volta il reddito pro capite risulta dalla divisione del reddito nazionale per il numero degli abitanti fra cui si distribuisce. Se invece allo sviluppo economico si accorda il carattere di qualità della vita di una comunità, bisogna fare ricorso ad altri e più complessi indici, come, ad esempio, quelli elaborati dall’apposita agenzia delle Nazioni Unite.


Mappa dell'Indice di sviluppo umano
(blu scuro = sviluppo umano molto alto, blu = sviluppo umano medio, azzurro = sviluppo umano basso, stima 2015 - fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_sviluppo_umano)

L’elemento principale da cui prese le mosse lo sviluppo dei paesi oggi più economicamente evoluti può essere individuato nella messa a punto (con la Rivoluzione industriale) di nuovi processi produttivi, assai più efficienti di quelli tradizionali, e tali da consentire, a bassi costi, produzioni sempre maggiori. Ciò trovò singolare espressione nella prima metà del XIX secolo in alcuni paesi europei (in specie Inghilterra, Belgio, Francia, Germania) e successivamente in Italia in altre nazioni del vecchio continente, negli Stati Uniti d’America e in Giappone. I fattori determinanti dell’iniziale processo di ammodernamento di alcune economie, nonché del loro successivo ulteriore progresso, sembrano riconducibili a innovazioni tecniche, caratteri della popolazione, spirito di intrapresa privato e pubblico, favorevoli condizioni naturali. L’elemento, invece, che rese possibile una crescita successiva di tali economie deve principalmente essere ricercato nel processo risparmio-investimento e accumulazione del capitale.

Le innovazioni tecniche ebbero un ruolo decisivo nelle fasi iniziali di sviluppo di paesi che per primi si avviarono sulla strada del progresso economico. Successivamente, e in tutti gli altri paesi, esse accompagnano continuamente lo sviluppo economico, ma ne sono al tempo stesso effetto e causa. A partire dal momento in cui uno stadio elevato di progresso tecnico è già stato conseguito, le innovazioni sono il risultato di investimenti di capitale in studi e ricerche, e sono occasione di massicci investimenti produttivi, per ridurre i prezzi unitari di produzione e migliorare la qualità dei prodotti, o addirittura per creare prodotti nuovi. Nella maggior parte dei casi, allo stadio di un alto livello tecnico, le stesse innovazioni della tecnica produttiva, comunque raggiunte, non possono essere sfruttate convenientemente se non con l’impiego di consistenti masse di capitali.


Fra le condizioni più o meno favorevoli allo sviluppo economico occorre anche considerare i caratteri della popolazione, nel duplice aspetto quantitativo e qualitativo. La frequente constatazione di una popolazione molto numerosa in paesi sottosviluppati non deve far dimenticare che in altre situazioni ciò che frena lo sviluppo (stante la penuria di capitali, e magari l’abbondanza di materie prime o le favorevoli condizioni all’agricoltura) è proprio la penuria di lavoratori. Adeguatamente utilizzate, forze abbondanti di lavoro possono essere fattore di sviluppo anche in epoca moderna (si pensi alla Cina), così come lo sono state nelle prime fasi della Rivoluzione industriale di tutti i paesi d’Europa e negli Stati Uniti. Accanto alla quantità di popolazione sono importanti, per lo sviluppo economico, tutte le sue caratteristiche qualitative: da quelle etniche a quelle religiose, di costume ecc. Si tratta di elementi che conferiscono allo sviluppo economico caratteristiche peculiari. I popoli anglosassoni ebbero un ruolo di precursori nello sviluppo economico dell’epoca moderna, ma è ormai accertato che qualsiasi popolo è in grado di assimilare le tecniche e le abitudini del progresso, purché venga convenientemente rafforzata l’istruzione e si disponga di adeguati capitali per un miglioramento delle condizioni generali di vita.


Alle caratteristiche qualitative della popolazione si riallaccia lo spirito d’intrapresa che, secondo taluno, è fattore centrale dello sviluppo economico. La capacità degli uomini di affrontare rischi e fare profitti è stata una molla potente dello sviluppo economico dei paesi occidentali. La maggior parte della storia del sistema capitalistico trova nell’imprenditorialità privata la sua spiegazione. Tuttavia va ricordato che in quella stessa storia giocò un ruolo pur esso fondamentale l’autorità e l’imprenditorialità pubblica, volta a volta presenti nell’economia per fornire capitali all’industria, prelevandoli dalle finanze pubbliche (come in Germania e Giappone), per proteggere da concorrenze straniere (come in Inghilterra, Francia, Stati Uniti ecc.), per temperare squilibri congiunturali (come nel New Deal roosveltiano ancora negli Stati Uniti) o per assumere direttamente l’onere di attività produttive industriali (come in Italia nei salvataggi industriali operati dall’Istituto per la ricostruzione industriale – IRI – fra 1930 e 1940). In alcuni paesi non capitalisti, come l’ex Unione Sovietica, l’iniziativa e la pianificazione di Stato hanno avuto, a loro volta, un ruolo praticamente esclusivo nello sviluppo del sistema economico moderno.


Sull’importanza, ai fini dello sviluppo, delle condizioni naturali riguardanti le materie prime, nonché le favorevoli condizioni climatiche alla vita e alle colture, non v’è molto da precisare. È infatti intuitiva la loro importanza. Solo merita d’essere ricordato che, per quanto attiene le materie prime, un adeguato loro sfruttamento richiede in molti casi l’impiego di capitali ingenti, grandi conoscenze

tecniche e non minori capacità imprenditoriali, senza di che esse restano sconosciute o sterili (si pensi, ad esempio, ai giacimenti petroliferi)."
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testo di Giacomo Corna Pellegrini / brano tratto da: Elementi di geografia economica e politica, AA., VV., Carocci editore, 2003 - www.carocci.it//files/old/files/estratti/Casari.pdf - www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&isbn=9788843024582&Itemid=72 

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