La responsabilità sociale d'impresa: per una governance nel rapporto impresa-territorio / Le fasi costituenti della RSI in Europa

Il trattato di Roma del 1957, istitutivo della Comunità Europea, può essere giustamente considerato la fonte originaria da cui discende l’azione europea in materia di responsabilità sociale d'impresa; ma è con la presidenza alla Commissione Europea di Jacques Delors (1985-1995), che in Europa se ne inizia a parlare ufficialmente. Tra i documenti emanati dall’Unione Europea, che segnano il cammino verso la responsabilità sociale d'impresa, infatti, un posto di primo piano assume il Libro Bianco "Crescita, competitività ed occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo" del 1993.

Di fronte alla crisi occupazionale propone ai paesi membri di costruire una nuova economia competitiva e solidale, puntando sulla valorizzazione del "senso di responsabilità individuale e collettiva, elementi questi che caratterizzano quei valori di civiltà europea che vanno conservati e adattati al mondo di oggi e di domani", inoltre, sottolinea come nel lungo periodo una delle soluzioni migliori può consistere nell’aiutare i paesi asiatici, in particolare, a creare le condizioni necessarie allo sviluppo della domanda nazionale ed al miglioramento delle condizioni di vita, "lo strumento contro il dumping sociale non è erodere il sistema di protezione sociale in Europa o ignorare i diritti all’estero. (…) La Comunità può piuttosto contribuire a diffondere tutele sociali in questi paesi tramite la cooperazione e la consulenza giuridica".

A livello globale, l’appello di Delors, viene poi ripreso nel 1999 dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, durante il World Economic Forum, il quale chiede alle aziende di aderire al Global Compact (GC). Di fronte al bivio tra volontarietà e cogenza, l'ONU sceglie di abbandonare l’idea di un codice di condotta che contenga norme vincolanti e lancia un’iniziativa di collaborazione internazionale per promuovere un concetto di cittadinanza d’impresa responsabile, alla cui origine c’è l’dea che il mondo delle imprese è parte integrante della soluzione alle sfide poste dalla globalizzazione. Il GC, quindi, come proposta ad "unire la forza dei mercati all'autorevolezza degli ideali universali […] ed abbracciare, promuovere e far rispettare i valori fondamentali che toccano i diritti dell'uomo, le condizioni di lavoro e l'ambiente". Un contratto morale, dunque, non giuridicamente vincolante, per responsabilizzare le imprese a promuovere ed applicare valori comuni e principi universali, contribuendo a consolidare quei pilastri sociali all’interno dei quali ciascun mercato deve essere radicato se vuole sopravvivere e svilupparsi. Un'iniziativa volontaria di cittadinanza d'impresa per contribuire a trovare soluzioni alle sfide della globalizzazione promuovendo processi in grado di sviluppare dialogo sociale attraverso il coinvolgimento di tutti i possibili attori.

Nel marzo del 2000, il Consiglio Europeo di Lisbona pone per l’Europa l’obiettivo di "diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale". Sottolineando l’importante contributo del settore privato nel raggiungimento di questo obiettivo, il Consiglio Europeo si rivolge per la prima volta al senso di responsabilità sociale delle imprese, con particolare riguardo allo sviluppo di buone pratiche, organizzazione del lavoro, pari opportunità, inclusione sociale e sviluppo sostenibile.

E’ però con il Libro Verde "Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” del Luglio 2001 che la Commissione Europea avvia il vero e proprio dibattito sulla responsabilità sociale d'impresa. Nell'aprile 2002 la Direzione Generale Occupazione e Affari Sociali, a conclusione della consultazione sul Libro Verde, avvia tre Tavole Rotonde sulla responsabilità sociale delle imprese focalizzando i temi dei codici di condotta, degli standard e dei sistemi di gestione, e del social reporting. Al termine, nel luglio 2002, la Commissione emana la Comunicazione "La responsabilità sociale delle imprese: un contributo allo sviluppo sostenibile" che pone particolare attenzione alle problematiche aperte riguardanti le PMI. La comunicazione individua l'integrazione della RSI in tutte le politiche dell'Unione Europea come modalità di lavoro, ed invita, nell'ottica della sussidiarietà, le diverse amministrazioni locali e nazionali a condurre azioni in materia. Il processo di consultazione prosegue, poi, nell'ottobre 2002 con il lancio del Multistakeholder Forum, con l'obiettivo di "accrescere il livello di conoscenza della RSI, e facilitare il dialogo tra business-community, sindacati, organizzazioni della società civile".

Il 13 novembre 2003, nell'ambito della Presidenza Italiana del Consiglio Europeo, si tiene un incontro programmatico con l'obiettivo di fare un primo resoconto dei lavori svolti e, nel giugno 2004, il Multistakeholder Forum pubblica il suo report finale. Il documento non indica una strada univoca, né evidenzia strumenti particolari da sostenere all'interno delle molteplici iniziative esistenti. Tuttavia, si sottolineano alcuni elementi che dovrebbero essere contenuti in tutti gli strumenti di responsabilità sociale sui quali si è raggiunta un'intesa tra i partecipanti: l'attenzione alla catena di fornitura, l'inserimento della RSI nel core business, il coinvolgimento dei manager, una comunicazione chiara a trasparente sui benefici della CSR. Inoltre, si avanzano raccomandazioni rispetto alla necessità di aumentare la consapevolezza e diffondere la conoscenza della RSI, anche attraverso la realizzazione di indagini conoscitive, l'accrescimento delle competenze dei soggetti catalizzatori quali consulenti d'impresa, associazioni di consumatori, investitori, sindacati, media ecc. Il documento, infine, ricorda come le autorità locali devono impegnarsi per assicurare le condizioni migliori per lo sviluppo della CSR.

Su questa base, la Commissione, il 22 marzo 2006, emana la Comunicazione "Il partenariato per la crescita e l’occupazione: fare dell’Europa un polo d’eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese", che non indica una strada europea univoca, ma lascia sostanzialmente alle imprese l’opportunità di realizzare iniziative in materia di RSI. Questa nuova Alleanza è aperta alle imprese europee di tutte le dimensioni che sono invitate ad esprimere volontariamente il loro supporto e, per restare accessibile al maggior numero possibile di imprese ed evitare la creazione di un nuovo onere burocratico, non prende la forma di un documento legale da sottoscrivere. (© riproduzione riservata)
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