Lo sviluppo sostenibile / Una prospettiva di governance

Il perseguimento dello sviluppo sostenibile richiede, allora, una profonda trasformazione anche nella struttura dei poteri e nel metodo di formulazione delle politiche e delle decisioni; la sua attuazione, quindi, necessita di un nuovo e diverso sistema attuativo, un processo di governance, dove le scelte non sono prese dall’alto ma con il coinvolgimento dell'intera società, e gli interessi in conflitto si possono conciliare con azioni impostate sulla cooperazione tra i soggetti coinvolti.
Un sistema articolato, di bilanciamento ed equilibrio dinamico tra esigenze e capacità, che catalizza e facilita il cambiamento ed ha radici molto lontane. Infatti, il verbo greco kubernân, pilotare una nave, fu utilizzato per la prima volta in senso metaforico da Platone per designare il fatto di governare gli uomini; ha quindi dato origine al verbo latino gubernare, infine riproposto negli anni Novanta nel termine governance, utilizzato per indicare una visione del modo di governare fondata sul coinvolgimento e la partecipazione. Di sostanziale importanza, però, è la distinzione tra governance, che è il processo con cui si affrontano le tematiche, e government, che è lo strumento utilizzato per assicurarla.
L'approccio ha trovato conferma anche dall’UNDP, che ha sancito lo stretto legame tra governance, sviluppo umano sostenibile e processo di espansione delle opportunità che una popolazione deve avere e poter mantenere; la good governance, quindi, è “il primo e più importante fattore nello sradicamento della povertà e nella promozione dello sviluppo".
Tra i fattori che hanno contribuito a prospettarla, modificando anche la tradizionale impostazione decisionale centralizzata, si possono allora individuare: - la combinazione tra l’aumento dei sistemi democratici e la maggiore competizione internazionale, che ha intensificato le interdipendenze e moltiplicato le interazioni tra singoli individui ed imprese, da cui l’intensificazione di flussi, comunicazione globale e formazione di gruppi d'interesse poco attenti a barriere-regole convenzionali; - l’aumento di benessere, che ha portato ad un crescente interesse alla qualità della vita nei paesi ricchi (lavoro, formazione, qualità dell'ambiente), mentre nei paesi poveri è diminuito il senso di rassegnazione e cresciuta la domanda di maggiore equilibrio redistributivo; - l’aumento d'importanza delle organizzazioni internazionali, governative e non, che hanno avviato un processo di revisione del modo e della qualità di formazione delle decisioni.
I principi per attuarla possono, quindi, riassumersi: nella sussidiarietà, come ricerca della soluzione di un problema al livello amministrativo efficiente più basso, e nella partecipazione, come partnership pubblico-privato nei processi decisionali, che si realizza in una consultazione bidirezionale ed in una reale partecipazione attiva dei cittadini.
La capacità di governare lo sviluppo, dunque, ha subito un deciso cambiamento ed una forte riduzione accentratrice, sulla base di processi che, influenzando la tradizionale struttura, hanno indotto radicali cambiamenti ed un graduale ampliamento di responsabilità dai governanti ai governati, aperto alla partecipazione attiva di tutti gli stakeholder alla formulazione delle scelte.
Un'impostazione che trova sostegno nei lavori della Commissione europea, che ha proposto una diversa e maggiore apertura nel processo delle elaborazioni politiche per garantire una partecipazione sempre più ampia di cittadini ed organizzazioni, incoraggiando tutte le parti ad un maggior livello di responsabilizzazione. Le linee operative si basano su cinque principi cui ispirarsi per attuare un’ottica di riforma, riferimenti per il dibattito sul futuro stesso della UE: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia, coerenza. Il passo successivo, poi, è il passaggio dal dialogo alla partnership, alla creazione di intese su progetti condivisi, attraverso la valorizzazione delle capacità progettuali.
La qualità e l’efficacia di politiche e progetti per la sostenibilità economica, sociale ed ambientale implicano, infatti, un dialogo continuo ed un confronto aperto tra gli stakeholder per ottenere legittimazione e ricercare soluzioni efficaci, ovvero, per creare e sviluppare capitale sociale, l’insieme delle relazioni sociali di cui si dispone, attraverso cui si rendono disponibili risorse, come l'aumento di fiducia, che permettono di realizzare obiettivi che non sarebbero altrimenti raggiungibili o lo sarebbero a costi complessivi molto più elevati. (© riproduzione riservata)
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Riferimenti bibliografici
Governance for sustainable human development, UNDP, Policy Document, 1997; Il futuro di noi tutti. Rapporto della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite, Brundtland G.H., Bompiani, Milano, 1988; Il piatto vuoto, Barbina G., La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1995; La governance europea, un libro bianco, Commissione Comunità Europee, Bruxelles, 5.8.2001; Rapporto sullo sviluppo umano, come si definisce, come si misura, UNDP, Rosenberg & Sellier, Torino, 1990; Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, Ministero Ambiente e Tutela del Territorio, G.U. n.255, 30 ottobre 2002, supplemento ordinario n. 205; www.minambiente.it/SVS/agenda21/docs/a21_cap28.pdf