Esperienze di governance nelle aree naturali protette transfrontaliere / Il Santuario per i mammiferi marini del Mar Mediterraneo
Il Santuario per i mammiferi marini del Mar Mediterraneo è un’area protetta vastissima, circa 100 mila kmq, che si estende tra la Costa Azzurra, il Principato di Monaco, e le coste della Liguria, Toscana e Sardegna. Un triangolo di mare per la tutela di un ecosistema di rilevante ricchezza, che si manifesta nella presenza di un considerevole numero di capodogli, balenottere, tursiopi, grampi e globicefali, attirati dalle molte sostanze nutritive che risalgono dalle profondità dei fondali e si distribuiscono sulla colonna d'acqua in virtù di un favorevole sistema di correnti marine e dell'azione dei venti invernali, denominato upwelling, che ne produce in quantità simile a quella riscontrata nelle acque atlantiche.
La proposta d'istituirvi un regime di protezione nasce e viene presentata a Milano nel marzo del 1990, con il nome di Progetto Pelagos, dall'Istituto Tethys. Prospetta una forma di tutela collegiale da realizzarsi attraverso la costituzione di una Riserva della Biosfera gestita da Italia, Francia e Principato di Monaco attraverso un'autorità internazionale appositamente creata. Nel novembre del 1992, in un incontro tenutosi a Nizza cui prendono parte i rappresentanti dei governi, del Consiglio d'Europa e dell'Unesco, si rileva l'opportunità di realizzare un parco marino transfrontaliero fra la Corsica ed il costituendo Parco dell'Arcipelago Toscano, che, oltre l'interesse per la vastità ed eterogeneità naturalistica, sociale ed economica, manifesterebbe, proprio per la cogestione internazionale proposta, anche un notevole salto di qualità nella politica e nell'espressione culturale della conservazione marina. A tal fine si costituisce quindi una Commissione permanente, anche con la rappresentanza delle comunità locali e del mondo ambientalista, i cui lavori producono una Dichiarazione Congiunta relativa all'Istituzione di un Santuario, che prevede la designazione di un'autorità competente per coordinarne gli aspetti amministrativi e garantire l'adozione delle opportune misure di tutela, firmata nel marzo del 1993 a Bruxelles dai delegati dei Governi italiano, francese e monegasco; tuttavia, dovranno ancora trascorrere molti anni prima di vederne concretamente applicati i principi espressi.
Il 9 dicembre 1998, è approvato il disegno di legge governativo 426 che individua, ai sensi della legge quadro 394 del 1991 in riferimento all'elenco delle aree marine di reperimento, la nuova riserva Alto Mar Tirreno-Mar Ligure "con il precipuo obiettivo della massima salvaguardia dei mammiferi marini", e l'impegno ufficiale per il Governo italiano a promuovere "le opportune iniziative a livello comunitario ed internazionale per estendere l'area protetta marina alle acque territoriali dei Paesi esteri confinanti ed alle acque internazionali". Sei anni dopo la formulazione della Dichiarazione Congiunta, il 25 novembre 1999, a Roma viene sottoscritto l'Accordo definitivo che sancisce l’istituzione del Santuario nell’area compresa tra punta Escampobariou (Tolone, costa francese), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana), con cui i Paesi firmatari, oltre ad adottare direttamente le misure necessarie per la salvaguardia, s'impegnano ad agire congiuntamente per il riconoscimento del Santuario da parte degli organismi delle Nazioni Unite che regolamentano a livello mondiale gli usi delle acque marine internazionali. Nel novembre 2001, infatti, è inserito nella lista delle Aree specialmente protette d'importanza mediterranea (SPAMIs) prevista dal Protocollo della Convenzione di Barcellona per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera mediterranea, che sancisce il dovere degli Stati di proteggere, conservare e gestire in maniera sostenibile le aree di particolare valore e le specie minacciate, anche attraverso l'istituzione di aree protette.
Con la legge n°391 11 ottobre 2001, il Parlamento italiano autorizza la ratifica dell'Accordo firmato a Roma il 25 novembre 1999 e, a seguito di tale emanazione, si provvede a depositare lo strumento per rendere effettiva, a partire dal 21 febbraio 2002, la creazione del Santuario per i mammiferi marini. Un modello giuridico e culturale di aggregazione di forze e coordinamento d'interventi che delinea una possibilità importante per creare aree simili in altre zone sensibili. Dall'analisi del testo dell'Accordo emerge l'impegno delle Parti ad attuare una strategia d'intervento di carattere transnazionale in grado di integrare il momento del coordinamento della tutela con quello della promozione di azioni compatibili per pianificare, quindi, la capacità di carico dell'ecosistema marino rispetto allo sviluppo delle attività antropiche che su di esso insistono.
Il profilo degli interventi proposti è composto da azioni di controllo, divieto e regolamentazione, ma anche da disposizioni volte a favorire il conseguimento degli obiettivi di fruizione turistica, didattica e ricerca scientifica, per mezzo di iniziative volte a: rafforzare la sorveglianza all'interno dei confini del Santuario; intensificare la lotta contro tutti i tipi d'inquinamento; adottare strategie miranti alla progressiva eliminazione degli scarichi di composti tossici; vietare le catture deliberate e le turbative intenzionali; vietare l'utilizzo delle reti derivanti, le cosiddette spadare, regolamentando l'uso dei sistemi di pesca che potrebbero causare la cattura dei cetacei; limitare ed eventualmente vietare le competizioni di mezzi veloci a motore, le gare off-shore; definire i caratteri delle attività di osservazione a scopo turistico, il whale watching; sostenere i programmi di ricerca scientifica e le campagne di sensibilizzazione presso gli operatori e gli altri utilizzatori del mare.
Gli ambiti interessati dai parchi marini, infatti, sono anche espressione di una serie di attività socio economiche, e l'identificazione di possibili attività compatibili rappresenta, dunque, un'importante via da perseguire per elaborare un modello di gestione in grado di muoversi nella direzione di coniugare in maniera efficace le esigenze di tutela e le istanze di sviluppo economico e sociale, attraverso scelte che, preservando le attività tradizionali, ne incentivino di innovative, come l'osservazione naturalistica. Opportunamente regolamentata attraverso un codice di comportamento che prevede ad esempio una distanza minima di cento metri ed una navigazione sempre parallela, costituisce, infatti, un'opportunità di integrazione economica per le popolazioni che abitano le coste interessate e contribuisce a coinvolgere ed educare ad un diverso rapporto per la ricerca e la conoscenza di questi animali ancora misteriosi, proponendosi inoltre, come una risposta forte a chi ancora ne pratica la caccia.
L'elemento più importante da evidenziare, comunque, è il richiamo ad un efficace coordinamento per tenere sempre vivo il confronto ed armonizzare gli interventi; si manifesta, infatti, l'elevato rischio di frammentazione di competenze e possibilità attuative se dovesse mancare o mal funzionare un'effettiva regia in grado di applicare le direttive gestionali più opportune. A tal proposito, nella legge di ratifica italiana, si evidenzia la positiva intuizione di aver pensato alla composizione di un comitato di pilotaggio per definire le misure interne e quelle da proporre negli ambiti internazionali, una regia, però, che inizialmente prevedeva solo dei rappresentanti ministeriali, con l'apporto consultivo delle associazioni ambientaliste, ma nessun rappresentante delle regioni interessate, il che lasciava spazio a molte perplessità dal momento che ben tre Liguria, Toscana e Sardegna risultano completamente comprese nel suo perimetro; un emendamento aggiuntivo alla proposta di legge ha poi stabilito che la Conferenza delle Regioni potesse designare un proprio rappresentante, una correzione che comunque non ne bilancia il peso specifico e decisionale.
L'istituzione del Santuario evidenzia, al netto di tutte le problematiche, un notevole salto di qualità nella politica e nell'espressione culturale della conservazione e della tutela, ed è quanto mai indicativa dell'interesse che l'ambiente marino deve suscitare, soprattutto nel nostro Paese dove il mare rappresenta un elemento di fondamentale importanza; una frontiera complessa ed articolata, per molti versi ancora tutta da esplorare e con cui l'interazione sembra talvolta essere limitata o rimanere inespressa, da cui, tuttavia, non si può prescindere. La sua nascita, certamente suggestiva in quanto è il primo parco per cetacei di tutto l’emisfero nord del Pianeta, rappresenta certamente l'occasione per proporre un modello di governance su scala sovranazionale ma, per il suo successo, è e sarà sempre più necessario un ampio e diretto coinvolgimento di tutte le parti interessate, istituzioni e comunità locali, operatori ed utenti del mare. L'integrazione degli interventi è, infatti, l'unica strada che si può percorrere per approdare ad uno sviluppo armonico ed equilibrato e, superare la logica delle responsabilità localizzate, è il punto da cui muovere per individuare le connessioni presenti e promuovere comportamenti di compatibilità e sostenibilità.
1989 - L'Istituto di ricerca Tethis presenta il progetto Pelagos, il cui obiettivo dichiarato è volto alla creazione di un "Santuario internazionale pelagico".
1991 - Il DM del 22 maggio disciplina in via provvisoria la pesca con rete da posta derivante, e prevede l'istituzione di una zona di tutela biologica, un "santuario" per la protezione dei cetacei, nell'area del Mar Ligure, vietando l'uso delle "spadare".
1992-93 - Crescono i contatti tra Italia, Francia e Principato di Monaco, e viene costituita una commissione di lavoro congiunta che produce il testo della Dichiarazione relativa all'Istituzione di un Santuario Mediterraneo per i mammiferi marini. Il 22 marzo 1993, a Bruxelles, viene firmata una dichiarazione d'intenti fra i tre Stati.
1995-96 - Vengono siglate la Convenzione di Barcellona contro l'inquinamento del Mediterraneo e quelle di Bonn e Monaco per la tutela delle specie migratrici, in seguito alle quali nasce l'accordo per tutelare i cetacei del Mediterraneo, del Mar Nero e delle coste Atlantiche e diviene normativamente possibile istituire aree protette in acque internazionali.
1998 - 9 dicembre, si approva il disegno di legge governativo 426 che individua, ai sensi della legge quadro 394 del 1991, in riferimento all'elenco delle aree marine di reperimento, la nuova riserva Alto Mar Tirreno-Mar Ligure, con l'obiettivo di rendere massima la salvaguardia dei mammiferi marini, ed impegna il Governo italiano a promuovere iniziative, sia a livello comunitario che internazionale, per estendere tale area protetta marina, sia alle acque territoriali dei Paesi esteri confinanti, sia alle acque internazionali.
1999 - 25 novembre, a Roma viene sottoscritto l'Accordo definitivo che sancisce l’istituzione del Santuario marino; un atto con cui i Paesi firmatari, oltre ad adottare direttamente le misure necessarie per la sua salvaguardia, s'impegnano ad agire congiuntamente per il suo pieno riconoscimento. Un percorso che trova, poi, un importante momento attuativo nel novembre 2001, quando il Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo viene inserito nella lista delle Aree specialmente protette d'importanza mediterranea, uno status che gli garantisce un vero riconoscimento ufficiale da tutti gli altri Paesi del Mediterraneo.
2000 - Francia e Principato di Monaco ratificano il Trattato.
2001 - Con la legge 391 dell'ottobre 2001, il Parlamento Italiano autorizza la ratifica dell'Accordo, ed istituisce "un comitato di pilotaggio".
2002 - Il 21 gennaio si provvede a depositare lo strumento di ratifica per rendere effettiva, a partire dal 21 febbraio 2002, la creazione del "Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo". (© riproduzione riservata)
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> Esperienze di governance nelle aree naturali protette transfrontaliere
> Lo spazio alpino italo-francese
La proposta d'istituirvi un regime di protezione nasce e viene presentata a Milano nel marzo del 1990, con il nome di Progetto Pelagos, dall'Istituto Tethys. Prospetta una forma di tutela collegiale da realizzarsi attraverso la costituzione di una Riserva della Biosfera gestita da Italia, Francia e Principato di Monaco attraverso un'autorità internazionale appositamente creata. Nel novembre del 1992, in un incontro tenutosi a Nizza cui prendono parte i rappresentanti dei governi, del Consiglio d'Europa e dell'Unesco, si rileva l'opportunità di realizzare un parco marino transfrontaliero fra la Corsica ed il costituendo Parco dell'Arcipelago Toscano, che, oltre l'interesse per la vastità ed eterogeneità naturalistica, sociale ed economica, manifesterebbe, proprio per la cogestione internazionale proposta, anche un notevole salto di qualità nella politica e nell'espressione culturale della conservazione marina. A tal fine si costituisce quindi una Commissione permanente, anche con la rappresentanza delle comunità locali e del mondo ambientalista, i cui lavori producono una Dichiarazione Congiunta relativa all'Istituzione di un Santuario, che prevede la designazione di un'autorità competente per coordinarne gli aspetti amministrativi e garantire l'adozione delle opportune misure di tutela, firmata nel marzo del 1993 a Bruxelles dai delegati dei Governi italiano, francese e monegasco; tuttavia, dovranno ancora trascorrere molti anni prima di vederne concretamente applicati i principi espressi.
Il 9 dicembre 1998, è approvato il disegno di legge governativo 426 che individua, ai sensi della legge quadro 394 del 1991 in riferimento all'elenco delle aree marine di reperimento, la nuova riserva Alto Mar Tirreno-Mar Ligure "con il precipuo obiettivo della massima salvaguardia dei mammiferi marini", e l'impegno ufficiale per il Governo italiano a promuovere "le opportune iniziative a livello comunitario ed internazionale per estendere l'area protetta marina alle acque territoriali dei Paesi esteri confinanti ed alle acque internazionali". Sei anni dopo la formulazione della Dichiarazione Congiunta, il 25 novembre 1999, a Roma viene sottoscritto l'Accordo definitivo che sancisce l’istituzione del Santuario nell’area compresa tra punta Escampobariou (Tolone, costa francese), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana), con cui i Paesi firmatari, oltre ad adottare direttamente le misure necessarie per la salvaguardia, s'impegnano ad agire congiuntamente per il riconoscimento del Santuario da parte degli organismi delle Nazioni Unite che regolamentano a livello mondiale gli usi delle acque marine internazionali. Nel novembre 2001, infatti, è inserito nella lista delle Aree specialmente protette d'importanza mediterranea (SPAMIs) prevista dal Protocollo della Convenzione di Barcellona per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera mediterranea, che sancisce il dovere degli Stati di proteggere, conservare e gestire in maniera sostenibile le aree di particolare valore e le specie minacciate, anche attraverso l'istituzione di aree protette.
Con la legge n°391 11 ottobre 2001, il Parlamento italiano autorizza la ratifica dell'Accordo firmato a Roma il 25 novembre 1999 e, a seguito di tale emanazione, si provvede a depositare lo strumento per rendere effettiva, a partire dal 21 febbraio 2002, la creazione del Santuario per i mammiferi marini. Un modello giuridico e culturale di aggregazione di forze e coordinamento d'interventi che delinea una possibilità importante per creare aree simili in altre zone sensibili. Dall'analisi del testo dell'Accordo emerge l'impegno delle Parti ad attuare una strategia d'intervento di carattere transnazionale in grado di integrare il momento del coordinamento della tutela con quello della promozione di azioni compatibili per pianificare, quindi, la capacità di carico dell'ecosistema marino rispetto allo sviluppo delle attività antropiche che su di esso insistono.
Il profilo degli interventi proposti è composto da azioni di controllo, divieto e regolamentazione, ma anche da disposizioni volte a favorire il conseguimento degli obiettivi di fruizione turistica, didattica e ricerca scientifica, per mezzo di iniziative volte a: rafforzare la sorveglianza all'interno dei confini del Santuario; intensificare la lotta contro tutti i tipi d'inquinamento; adottare strategie miranti alla progressiva eliminazione degli scarichi di composti tossici; vietare le catture deliberate e le turbative intenzionali; vietare l'utilizzo delle reti derivanti, le cosiddette spadare, regolamentando l'uso dei sistemi di pesca che potrebbero causare la cattura dei cetacei; limitare ed eventualmente vietare le competizioni di mezzi veloci a motore, le gare off-shore; definire i caratteri delle attività di osservazione a scopo turistico, il whale watching; sostenere i programmi di ricerca scientifica e le campagne di sensibilizzazione presso gli operatori e gli altri utilizzatori del mare.
Gli ambiti interessati dai parchi marini, infatti, sono anche espressione di una serie di attività socio economiche, e l'identificazione di possibili attività compatibili rappresenta, dunque, un'importante via da perseguire per elaborare un modello di gestione in grado di muoversi nella direzione di coniugare in maniera efficace le esigenze di tutela e le istanze di sviluppo economico e sociale, attraverso scelte che, preservando le attività tradizionali, ne incentivino di innovative, come l'osservazione naturalistica. Opportunamente regolamentata attraverso un codice di comportamento che prevede ad esempio una distanza minima di cento metri ed una navigazione sempre parallela, costituisce, infatti, un'opportunità di integrazione economica per le popolazioni che abitano le coste interessate e contribuisce a coinvolgere ed educare ad un diverso rapporto per la ricerca e la conoscenza di questi animali ancora misteriosi, proponendosi inoltre, come una risposta forte a chi ancora ne pratica la caccia.
L'elemento più importante da evidenziare, comunque, è il richiamo ad un efficace coordinamento per tenere sempre vivo il confronto ed armonizzare gli interventi; si manifesta, infatti, l'elevato rischio di frammentazione di competenze e possibilità attuative se dovesse mancare o mal funzionare un'effettiva regia in grado di applicare le direttive gestionali più opportune. A tal proposito, nella legge di ratifica italiana, si evidenzia la positiva intuizione di aver pensato alla composizione di un comitato di pilotaggio per definire le misure interne e quelle da proporre negli ambiti internazionali, una regia, però, che inizialmente prevedeva solo dei rappresentanti ministeriali, con l'apporto consultivo delle associazioni ambientaliste, ma nessun rappresentante delle regioni interessate, il che lasciava spazio a molte perplessità dal momento che ben tre Liguria, Toscana e Sardegna risultano completamente comprese nel suo perimetro; un emendamento aggiuntivo alla proposta di legge ha poi stabilito che la Conferenza delle Regioni potesse designare un proprio rappresentante, una correzione che comunque non ne bilancia il peso specifico e decisionale.
L'istituzione del Santuario evidenzia, al netto di tutte le problematiche, un notevole salto di qualità nella politica e nell'espressione culturale della conservazione e della tutela, ed è quanto mai indicativa dell'interesse che l'ambiente marino deve suscitare, soprattutto nel nostro Paese dove il mare rappresenta un elemento di fondamentale importanza; una frontiera complessa ed articolata, per molti versi ancora tutta da esplorare e con cui l'interazione sembra talvolta essere limitata o rimanere inespressa, da cui, tuttavia, non si può prescindere. La sua nascita, certamente suggestiva in quanto è il primo parco per cetacei di tutto l’emisfero nord del Pianeta, rappresenta certamente l'occasione per proporre un modello di governance su scala sovranazionale ma, per il suo successo, è e sarà sempre più necessario un ampio e diretto coinvolgimento di tutte le parti interessate, istituzioni e comunità locali, operatori ed utenti del mare. L'integrazione degli interventi è, infatti, l'unica strada che si può percorrere per approdare ad uno sviluppo armonico ed equilibrato e, superare la logica delle responsabilità localizzate, è il punto da cui muovere per individuare le connessioni presenti e promuovere comportamenti di compatibilità e sostenibilità.
1989 - L'Istituto di ricerca Tethis presenta il progetto Pelagos, il cui obiettivo dichiarato è volto alla creazione di un "Santuario internazionale pelagico".
1991 - Il DM del 22 maggio disciplina in via provvisoria la pesca con rete da posta derivante, e prevede l'istituzione di una zona di tutela biologica, un "santuario" per la protezione dei cetacei, nell'area del Mar Ligure, vietando l'uso delle "spadare".
1992-93 - Crescono i contatti tra Italia, Francia e Principato di Monaco, e viene costituita una commissione di lavoro congiunta che produce il testo della Dichiarazione relativa all'Istituzione di un Santuario Mediterraneo per i mammiferi marini. Il 22 marzo 1993, a Bruxelles, viene firmata una dichiarazione d'intenti fra i tre Stati.
1995-96 - Vengono siglate la Convenzione di Barcellona contro l'inquinamento del Mediterraneo e quelle di Bonn e Monaco per la tutela delle specie migratrici, in seguito alle quali nasce l'accordo per tutelare i cetacei del Mediterraneo, del Mar Nero e delle coste Atlantiche e diviene normativamente possibile istituire aree protette in acque internazionali.
1998 - 9 dicembre, si approva il disegno di legge governativo 426 che individua, ai sensi della legge quadro 394 del 1991, in riferimento all'elenco delle aree marine di reperimento, la nuova riserva Alto Mar Tirreno-Mar Ligure, con l'obiettivo di rendere massima la salvaguardia dei mammiferi marini, ed impegna il Governo italiano a promuovere iniziative, sia a livello comunitario che internazionale, per estendere tale area protetta marina, sia alle acque territoriali dei Paesi esteri confinanti, sia alle acque internazionali.
1999 - 25 novembre, a Roma viene sottoscritto l'Accordo definitivo che sancisce l’istituzione del Santuario marino; un atto con cui i Paesi firmatari, oltre ad adottare direttamente le misure necessarie per la sua salvaguardia, s'impegnano ad agire congiuntamente per il suo pieno riconoscimento. Un percorso che trova, poi, un importante momento attuativo nel novembre 2001, quando il Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo viene inserito nella lista delle Aree specialmente protette d'importanza mediterranea, uno status che gli garantisce un vero riconoscimento ufficiale da tutti gli altri Paesi del Mediterraneo.
2000 - Francia e Principato di Monaco ratificano il Trattato.
2001 - Con la legge 391 dell'ottobre 2001, il Parlamento Italiano autorizza la ratifica dell'Accordo, ed istituisce "un comitato di pilotaggio".
2002 - Il 21 gennaio si provvede a depositare lo strumento di ratifica per rendere effettiva, a partire dal 21 febbraio 2002, la creazione del "Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo". (© riproduzione riservata)
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