Esperienze di governance nelle aree naturali protette transfrontaliere / Lo spazio alpino italo-francese

L'arco alpino presenta una notevole diffusione di aree naturali protette e siti d'interesse comunitario con una rara varietà ambientale e culturale. Al tempo stesso, però, evidenzia gravi elementi di fragilità dovuti in parte alla sua stessa natura geologica ma anche, ed in misura rilevante, agli effetti dell'azione antropica; infatti, si registra una forte pressione insediativa ed infrastrutturale che ne ha trasformato l'originario habitat alterandone in maniera irreversibile il complesso equilibrio ecologico.


E' il sistema montuoso europeo più ampio, con una superficie di circa 250 mila kmq, un corrugamento che ha avuto origine 100 milioni di anni fa, di cui circa il 5% è tutelato da aree protette per proteggerne la diversità biologica ed impedirne uno sfruttamento intensivo; un'unità geografica articolata, vera e propria cerniera con lo spazio Mediterraneo, dove la diversità di lingue e culture si fonde con i numerosi elementi di aggregazione che si ritrovano nelle tradizioni e nella storia delle popolazioni che la abitano, e che presenta, anche nelle aree protette, un'accentuata vocazione transnazionale. Rappresenta, quindi, parte rilevante della memoria culturale e dell'identità comunitaria, che occorre tutelare attraverso prospettive di sviluppo connesse ad accordi e programmi partecipati e condivisi in grado di elevare il livello di consapevolezza sul cosa e come fare, ed elaborare comportamenti coerenti con le specifiche caratteristiche territoriali. Molto importanti risultano, dunque, le esperienze condotte sul versante italo-francese, che si inseriscono in un più ampio progetto di costruzione di uno spazio alpino protetto.

Il parco delle Alpi Marittime e quello del Mercantour tutelano un'area di circa 100 mila ettari, sono uniti da 35 km di confine e gemellati dal 1987 nella gestione della fauna ed in importanti progetti scientifici. Rappresentano le parti complementari di quello che può essere considerato il primo parco internazionale delle Alpi, per la cui istituzione l'idea si manifestò nel 1947, quando però i tempi non erano ancora maturi per concretizzarsi. I due parchi hanno ereditato una lunga tradizione nella gestione della fauna, anche se inizialmente gli interventi erano giustificati soprattutto da interessi venatori che protezionistici; a partire dagli anni Settanta, però, emerge l'importanza di una gestione comune, promuovono quindi uno studio coordinato sulle migrazioni oltre confine e danno vita ad un intenso scambio di informazioni, realizzando congiuntamente un censimento delle specie presenti. L'iniziativa più significativa è l'Operazione stambecco, una collaborazione scientifica che ha consentito la creazione di due insediamenti, sia in territorio italiano che francese, in aree ancora non colonizzate. Una seconda importante operazione ha riguardato, nel 1987, la reintroduzione del gipeto, scomparso dalle Alpi all'inizio del Novecento, con la proposta di una candidatura comune come sito di rilascio. Di particolare rilievo, è stata, poi, l'operazione Montagne senza frontiere, venti itinerari attraverso il confine delle Alpi Marittime. Il legame è stato, quindi, ulteriormente rafforzato con la sottoscrizione della Carta di gemellaggio nel giugno 1998, in cui è stata riaffermata la volontà di garantire la protezione del territorio e della biodiversità attraverso una serie di azioni comuni per realizzare un parco transfrontaliero con una struttura gestionale unica, passando attraverso l'armonizzazione delle istituzioni e dei regolamenti, incrementando gli scambi di esperienze, contribuendo a migliorare le conoscenze reciproche e rafforzando i legami culturali.

Nell'ottobre del 1998 i parchi del Gran Paradiso e della Vanoise hanno firmato la Carta di buon vicinato, un documento che rafforza la collaborazione avviata e li candida alla costituzione della più grande area protetta europea delle Alpi Occidentali. La firma del documento costituisce certamente un passo importante verso la creazione di un grande parco transfrontaliero, ma è anche il punto di arrivo di una lunga collaborazione tra le due aree protette. Legami geografici, storici, naturali ed umani li uniscono, infatti, da sempre ma la collaborazione ufficiale nasce agli inizi degli anni Settanta, da allora i due parchi hanno iniziato a lavorare insieme acquisendo una dimensione internazionale e costituendo un punto di riferimento per la protezione di un territorio di grande valore ambientale. Sono stati avviati progetti sulla migrazione transfrontaliera delle popolazioni di stambecchi e studi sulle possibilità di ritorno di grandi carnivori predatori; sono state, inoltre, realizzate pubblicazioni scientifiche e divulgative ed una cartografia basata sullo scambio d'informazioni e sull'attività di sorveglianza. Nel settore turistico, poi, si è cercato di rendere disponibili nei centri visita tutte le possibili informazioni reciproche, e sono stati realizzati materiali in comune ed una carta turistica dell'intera area protetta transfrontaliera; si è quindi realizzato un itinerario escursionistico che collega i due parchi attraverso il Colle della Losa, unico passaggio praticabile, solo in estate, lungo i 14 chilometri di confine. Con la Carta di buon vicinato, i due enti gestori si sono dunque impegnati a "costituire una zona che sia un modello europeo di tutela della natura" e, per raggiungere questo fine, hanno fissato un programma che risponde a tre grandi obiettivi: avvicinare gli uomini e le istituzioni attraverso una reciproca partecipazione alle riunioni istituzionali e tecniche; avvicinare le tecniche di gestione con la costituzione di una commissione scientifica; promuovere un turismo naturalistico di qualità elaborando comuni strategie di comunicazione. (© riproduzione riservata)
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