L'uomo e l'ambiente / Gli indirizzi della IUCN
Una fase di riflessione fondamentale per lo sviluppo e la crescita delle politiche ambientali, è quella in cui matura il passaggio verso una tutela differenziata, una zonazione dello spazio ed un uso multiplo delle aree protette, ed emerge un'attenzione sempre più forte ai problemi connessi alle trasformazioni ambientali, all'aumento di pressione sulle risorse ed all'individuazione di attività ecocompatibili. Fase che si manifesta compiutamente anche in programmi ed azioni di carattere internazionale.
Nel 1948 nasce la IUPN, International Union for Protection of Nature, che nel 1956 cambia denominazione in IUCN, sottolineando così, l'importante passaggio da un'ottica rigidamente volta alla protezione a quella più realisticamente attenta agli aspetti della conservazione. La più importante autorità scientifica del settore, che delinea la politica mondiale sulla salvaguardia dell'ambiente e fornisce i relativi indirizzi gestionali che, peraltro, sovente vengono interpretati in maniera negativa come una sottrazione di risorse alle attività produttive; i suoi lavori, inoltre, chiariscono le basi per classificare le aree protette e ne descrivono le tipologie, i principi di gestione, gli usi consentiti e le finalità, per sviluppare la tutela ambientale nella totalità delle espressioni e dei valori. Pubblica ed aggiorna la lista ufficiale dei parchi nazionali e delle riserve equivalenti, che evidenzia una realtà vasta ed eterogenea, per ampiezza e natura degli ecosistemi coinvolti, e consente di monitorare la condizione complessiva delle aree sottoposte a tutela e verificarne la rispondenza ai parametri stabiliti; inoltre, a partire da Seattle 1962, conferenze mondiali decennali, Yellowstone 1972, Bali 1982, Caracas 1992, ne esaminano gli sviluppi concettuali per l'elaborazione di strategie unitarie e l'approvazione di risoluzioni che impegnino a perseguire la salvaguardia del patrimonio naturale del Pianeta. La prossima si terrà in Sud Africa, a Durban, nell'ottobre 2003, e sarà l'occasione per verificare la crescita delle esperienze di gestione finalizzate alla conservazione ed al recupero dei territori di singolare valore, realizzata nei dieci anni intercorsi, e confrontare le diverse concezioni e visioni che si stanno, tuttavia, avvicinando moltissimo sotto la spinta di problemi e rischi comuni. Il titolo della discussione principale, aree protette e cambiamento globale, lascia intendere quanto sia ormai condiviso l’obiettivo di impostare la governance dei parchi non solo su strumenti di difesa, un'opzione che da sola sarebbe destinata al fallimento, ma anche, e soprattutto, su scelte di apertura e condivisione delle problematiche complessive dell'ambiente, per proporre valori e pratiche positive. In questo contesto molte esperienze mediterranee ed italiane, in particolare, possono fornire un contributo considerevole, in quanto sono il frutto di una visione culturale, azioni legislative e pratiche amministrative che si sono già orientate ed indirizzate ad un'idea di sperimentazione ed a modelli gestionali integrati.
Si manifesta, così, un diverso ed innovativo concetto, quello di sviluppo globale, un'espressione proposta anche dall'Unesco nel 1970 nella creazione del programma MAB, Man and the Biosphere, finalizzato a potenziare, attraverso una rete mondiale di riserve, la sperimentazione in situ di forme di tutela e gestione per un uso sostenibile delle risorse e la conservazione della diversità biologica. Un programma che si compone di quattordici progetti di cui, i primi sette trattano degli ecosistemi specifici: foreste tropicali e temperate, zone di pascolo, terre aride, acque dolci, salmastre e marine, isole, montagne e tundra; gli ultimi sei affrontano i problemi relativi agli impianti industriali, alle variazioni demografiche, ai sistemi urbani, alla gestione e l'uso razionale di pesticidi, all'inquinamento ed alla percezione dell'ambiente. L'ottavo propone un sistema mondiale di riserve della biosfera.
Queste consistono di un nucleo centrale sottoposto ad una rigida protezione ed organizzazione spaziale, in cui le specie animali e vegetali possono evolvere indisturbate, che deve essere mantenuto in uno stato di massima integrità e serve da zona di riferimento e campione per capire il comportamento dell'ecosistema in condizioni neutre, attorno al quale s'individuano zone tampone più o meno vaste che permettono di cogliere le trasformazioni in presenza d'interventi umani, e, nelle parti ancora più esterne, spazi in cui è possibile condurre esperimenti di riequilibrio, qui la ricerca ha un carattere pratico, ed è volta a creare le condizioni per uno sviluppo bilanciato. Permettono, quindi, d'indagare sulla dinamica dei parametri ambientali, evitando le limitazioni di una stretta visione ecologica. L'analisi delle interazioni uomo ambiente implica, infatti, l'utilizzo di una pluralità di dati in una ricerca di sintesi tra gli aspetti prettamente naturalistici e quelli antropici, per sperimentare modelli in grado di conciliare le conflittualità attraverso l'elaborazione di schemi di sostenibilità. La loro diffusione geografica ed il collegamento in rete tramite il sistema GEMS, Global environmental monitoring system, del programma UNEP delle Nazioni Unite, permettono poi funzioni di controllo e comparazione degli impatti ambientali e delle trasformazioni intervenute. La rete è attualmente (maggio 2003) costituita da 391 riserve in 94 paesi, di cui cinque in Italia, istituite dai governi nazionali e sottoposte alla loro diretta giurisdizione. L'Unesco sovrintende, inoltre, anche alla protezione del Patrimonio culturale dell'Umanità, in cui rientrano luoghi di particolare valore che rappresentano esempi delle principali tappe della storia evolutiva, di esclusivi processi geologici o biologici, o di manifestazioni naturali di singolare interesse, della cui tutela, basandosi su un principio di proprietà ed interesse universale, ha assunto la responsabilità. (© riproduzione riservata)
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> L'uomo e l'ambiente / I Programmi di azione per l'ambiente
> L'uomo e l'ambiente / Il contesto italiano: il pensiero d'inizio Novecento ed i Parchi storici
> L'uomo e l'ambiente / Il contesto italiano: la fase regionale e la legge Quadro
Nel 1948 nasce la IUPN, International Union for Protection of Nature, che nel 1956 cambia denominazione in IUCN, sottolineando così, l'importante passaggio da un'ottica rigidamente volta alla protezione a quella più realisticamente attenta agli aspetti della conservazione. La più importante autorità scientifica del settore, che delinea la politica mondiale sulla salvaguardia dell'ambiente e fornisce i relativi indirizzi gestionali che, peraltro, sovente vengono interpretati in maniera negativa come una sottrazione di risorse alle attività produttive; i suoi lavori, inoltre, chiariscono le basi per classificare le aree protette e ne descrivono le tipologie, i principi di gestione, gli usi consentiti e le finalità, per sviluppare la tutela ambientale nella totalità delle espressioni e dei valori. Pubblica ed aggiorna la lista ufficiale dei parchi nazionali e delle riserve equivalenti, che evidenzia una realtà vasta ed eterogenea, per ampiezza e natura degli ecosistemi coinvolti, e consente di monitorare la condizione complessiva delle aree sottoposte a tutela e verificarne la rispondenza ai parametri stabiliti; inoltre, a partire da Seattle 1962, conferenze mondiali decennali, Yellowstone 1972, Bali 1982, Caracas 1992, ne esaminano gli sviluppi concettuali per l'elaborazione di strategie unitarie e l'approvazione di risoluzioni che impegnino a perseguire la salvaguardia del patrimonio naturale del Pianeta. La prossima si terrà in Sud Africa, a Durban, nell'ottobre 2003, e sarà l'occasione per verificare la crescita delle esperienze di gestione finalizzate alla conservazione ed al recupero dei territori di singolare valore, realizzata nei dieci anni intercorsi, e confrontare le diverse concezioni e visioni che si stanno, tuttavia, avvicinando moltissimo sotto la spinta di problemi e rischi comuni. Il titolo della discussione principale, aree protette e cambiamento globale, lascia intendere quanto sia ormai condiviso l’obiettivo di impostare la governance dei parchi non solo su strumenti di difesa, un'opzione che da sola sarebbe destinata al fallimento, ma anche, e soprattutto, su scelte di apertura e condivisione delle problematiche complessive dell'ambiente, per proporre valori e pratiche positive. In questo contesto molte esperienze mediterranee ed italiane, in particolare, possono fornire un contributo considerevole, in quanto sono il frutto di una visione culturale, azioni legislative e pratiche amministrative che si sono già orientate ed indirizzate ad un'idea di sperimentazione ed a modelli gestionali integrati.
Si manifesta, così, un diverso ed innovativo concetto, quello di sviluppo globale, un'espressione proposta anche dall'Unesco nel 1970 nella creazione del programma MAB, Man and the Biosphere, finalizzato a potenziare, attraverso una rete mondiale di riserve, la sperimentazione in situ di forme di tutela e gestione per un uso sostenibile delle risorse e la conservazione della diversità biologica. Un programma che si compone di quattordici progetti di cui, i primi sette trattano degli ecosistemi specifici: foreste tropicali e temperate, zone di pascolo, terre aride, acque dolci, salmastre e marine, isole, montagne e tundra; gli ultimi sei affrontano i problemi relativi agli impianti industriali, alle variazioni demografiche, ai sistemi urbani, alla gestione e l'uso razionale di pesticidi, all'inquinamento ed alla percezione dell'ambiente. L'ottavo propone un sistema mondiale di riserve della biosfera.
Queste consistono di un nucleo centrale sottoposto ad una rigida protezione ed organizzazione spaziale, in cui le specie animali e vegetali possono evolvere indisturbate, che deve essere mantenuto in uno stato di massima integrità e serve da zona di riferimento e campione per capire il comportamento dell'ecosistema in condizioni neutre, attorno al quale s'individuano zone tampone più o meno vaste che permettono di cogliere le trasformazioni in presenza d'interventi umani, e, nelle parti ancora più esterne, spazi in cui è possibile condurre esperimenti di riequilibrio, qui la ricerca ha un carattere pratico, ed è volta a creare le condizioni per uno sviluppo bilanciato. Permettono, quindi, d'indagare sulla dinamica dei parametri ambientali, evitando le limitazioni di una stretta visione ecologica. L'analisi delle interazioni uomo ambiente implica, infatti, l'utilizzo di una pluralità di dati in una ricerca di sintesi tra gli aspetti prettamente naturalistici e quelli antropici, per sperimentare modelli in grado di conciliare le conflittualità attraverso l'elaborazione di schemi di sostenibilità. La loro diffusione geografica ed il collegamento in rete tramite il sistema GEMS, Global environmental monitoring system, del programma UNEP delle Nazioni Unite, permettono poi funzioni di controllo e comparazione degli impatti ambientali e delle trasformazioni intervenute. La rete è attualmente (maggio 2003) costituita da 391 riserve in 94 paesi, di cui cinque in Italia, istituite dai governi nazionali e sottoposte alla loro diretta giurisdizione. L'Unesco sovrintende, inoltre, anche alla protezione del Patrimonio culturale dell'Umanità, in cui rientrano luoghi di particolare valore che rappresentano esempi delle principali tappe della storia evolutiva, di esclusivi processi geologici o biologici, o di manifestazioni naturali di singolare interesse, della cui tutela, basandosi su un principio di proprietà ed interesse universale, ha assunto la responsabilità. (© riproduzione riservata)
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