Lo sviluppo sostenibile / I processi della partecipazione

Da alcuni anni, quindi, alla luce di alcuni fattori istituzionali, sociali e culturali emersi, si parla sempre più frequentemente dei fenomeni della partecipazione. La crisi della rappresentanza politica e delegata; la sfiducia nelle istituzioni rispetto ai processi decisionali; un maggiore impegno individuale e desiderio d'intervenire in prima persona per rispondere a vecchi e nuovi bisogni personali e sociali; la crescita di nuove forme di organizzazione del volontario sociale, del non profit ed iniziative di cittadinanza attiva, hanno infatti spinto verso l'elaborazione di nuovi concetti e strumenti per promuovere un maggior coinvolgimento dei diversi stakeholder.
Si evidenziano, così, alcuni caratteri specifici della partecipazione: - la governance, che esprime un approccio dinamico, integrato e sistemico, ed una co-responsabilità diffusa nel contribuire a definire e realizzare buone politiche di governo; - l'empowerment, che evidenzia la capacità di decidere, di gestire e di controllare direttamente ed autonomamente i progetti; - la capacity building, la valorizzazione delle consapevolezze, delle conoscenze e delle competenze condivise tra tutti gli attori di una comunità locale nel definire i progetti e realizzare i propri obiettivi.
I processi partecipati, anche se più lunghi e faticosi, risultano quindi più efficaci, proprio perché condivisi, e producono dei molteplici vantaggi da diversi punti di vista: ambientale, economico, istituzionale e sociale. La partecipazione, dunque, è un elemento base dei processi di Agenda21 Locale, fondamentale per promuovere una maggiore informazione, formazione e consapevolezza degli attori coinvolti, sui problemi e le possibili soluzioni in un'ottica di sviluppo sostenibile e creare un senso di identità, di appartenenza e di co-responsabilità dei cittadini verso la propria comunità. Un elemento chiave per ogni processo di costruzione del consenso ed articolazione dei processi decisionali che favorisce il dialogo, l'empatia e la fiducia tra gli attori; permette di valorizzare le diversità socio-culturali di una comunità; favorisce l'attivazione di partnership; permette di realizzare i principi della sussidiarietà e della governance locale; contribuisce ad investire sul capitale sociale di una comunità, e rende più consapevoli sulla complessità del governo locale.
La partecipazione, così, contribuisce a rafforzare l'approccio glocale: il pensare globalmente ed agire localmente. I concetti di crescita endogena e sviluppo umano, quindi, sono pienamente accolti nel più ampio concetto di sviluppo sostenibile, e la pressante necessità nell'individuare un percorso su scala globale che rifletta la necessità di un'implementazione tra sviluppo (miglioramento qualitativo) e crescita (semplice aumento quantitativo), cercando soluzioni in grado di coniugare i due aspetti senza forzare i limiti di carico della natura, porta la comunità internazionale a riunirsi nel 1992 a Rio de Janeiro per la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, Vertice mondiale per lo sviluppo sostenibile. Qui, si negoziano ed approvano alcune fondamentali Dichiarazioni di principi e Convenzioni; la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste; la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici; la Convenzione sulla desertificazione, al fine di contenere, stabilizzare e ridurre la produzione e l'utilizzo dei gas che contribuiscono a provocare l'effetto serra; la Convenzione quadro sulla biodiversità, al fine di tutelare le singole specie nei propri habitat naturali e reintegrare, ove ancora possibile, quelle in via di estinzione; la Dichiarazione su ambiente e sviluppo, che definisce in ventisette principi diritti e responsabilità nei riguardi dello sviluppo sostenibile; l'Agenda 21, il programma d'azione per il XXI secolo, che pone la sostenibilità come una prospettiva da perseguire a livello globale, nel rispetto delle specificità di ogni ambito locale.
Il concetto della sostenibilità dello sviluppo, infatti, pur confrontandosi con problemi di portata planetaria, deve relazionarsi con i singoli contesti geografici e con le specifiche realtà. Occorre, allora, sempre contestualizzare l'obiettivo della ricerca sostenibile, per poterlo poi concretamente perseguire, perché diverse sono le capacità di carico, le potenzialità e le vocazioni di ciascun territorio. Il Vertice di Rio, quindi, nel tentativo di assicurare un più alto livello di consapevolezza e proporre risposte valide a tutte le diverse scale governative, propone un processo innovativo di consultazione e concertazione in grado di definire un più alto grado di coerenza gestionale interna tramite l'adozione di un sistema che, incoraggiando i fenomeni partecipativi, permette un maggiore accesso alle informazioni e promuove l'elaborazione di nuove forme di analisi e report quali i bilanci di sostenibilità. (© riproduzione riservata)
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