L'uomo e l'ambiente / La legge svedese ed i primi parchi europei

In Europa, il verde, nella sua più ampia accezione, assume una rilevanza sempre maggiore, la sua fruizione si diffonde fra tutti i gruppi sociali, non essendo più privilegio di pochi, e le città si dotano di parchi e giardini pubblici. I movimenti per la tutela dell'ambiente, però, hanno tempi e modi diversi rispetto a quelli d'oltreoceano, in quanto diversa è la storia, così come gli habitat dei Paesi, carichi di molti più vincoli e minori spazi d'intervento.

Le aree protette europee, infatti, rappresentano un mosaico di realtà in cui, accanto ai valori naturali, è conservato anche il sapere delle trasformazioni e degli equilibri raggiunti; un patrimonio di integrazione e compatibilità fra le azioni operate dall'uomo e le dinamiche ambientali, dove la salvaguardia avviene come una sottrazione di territori dallo sfruttamento agrario e dall'espansione antropica, ed i confini dei parchi si configurano come argini all’interno dei quali sviluppare la conservazione degli ecosistemi di particolare interesse e valore. In Gran Bretagna, la Società per la protezione dei monumenti storici, manifestando disapprovazione contro i deterioramenti del paesaggio arrecati dalla costruzione delle strade ferrate e dall'espansione industriale, decide di sostenere delle azioni di difesa dei caratteri ed assetti morfologici del territorio; in Francia, nel momento in cui si manifestano fenomeni di speculazione contro la foresta di Fontainebleau, degli scrittori ed artisti costituiscono una Ligue per la conservazione dei siti di maggior rilievo, ed alcuni deputati nel 1906, spinti da un'opinione pubblica sempre più pressante, promuovono delle iniziative legislative che si concretizzano, poi, nell'approvazione di una legge per la protezione dei beni paesistici; nel 1901, in Baviera, un decreto garantisce la protezione e la tutela degli elementi naturali e dei monumenti d'interesse storico ed artistico, ed in Austria, una legge estende le norme che già interessavano quello monumentale alle bellezze del patrimonio naturale.

Le iniziative di tutela sono quindi numerose, anche se l'istituzione dei parchi è ancora rinviata; il 24 maggio 1909 , però, con l'approvazione di una legge quadro da parte del Parlamento svedese nascono i primi parchi nazionali europei, Abisko, Sjofallet, Sarek, Peliekajse e Stora, un sistema di aree protette articolato, che privilegia gli aspetti della tutela, ed i cui elementi e caratteri costitutivi risultano alquanto diversi da quelli americani. Considerando questo aspetto, le effettive distanze tra i momenti istitutivi possono, allora, essere considerate meno rilevanti di quanto testimoniato dalla diversità dei termini temporali; lo sviluppo della biologia e dell'ecologia produce, poi, un'ulteriore evoluzione nel processo interpretativo, che rafforza l'idea di tutelare il territorio per prevenirne possibili trasformazioni degenerative.

La Confederazione elvetica, nel 1914, dichiara la Bassa Engadina parco nazionale con finalità scientifiche, la Russia istituisce con finalità di ricerca ecologica il Kredovaja Pad, e la Spagna, nel 1918, crea il parco Covadonga e quello dell'Ordesa; inizia, dunque, la via europea alla tutela ambientale, che affianca agli aspetti della protezione quelli della sostenibilità delle risorse e della presenza antropica in una prospettiva di coesistenza, in cui maturano anche esperienze orientate a produrre delle trasformazioni negli equilibri raggiunti, piuttosto che considerare il territorio solo in un'ottica vincolistica e museale. Ad un atteggiamento di protezione chiuso su sé stesso si affianca allora una prospettiva aperta alle attività compatibili, per comporre le esigenze d'ordine naturale ed estetico con quelle sociali, economiche e scientifiche.

L'immagine del parco quale area da preservare intatta, nata in paesi a scarsa densità abitativa e su terreni demaniali, si confronta, quindi, con una realtà molto diversa, in cui sono presenti aree densamente popolate e le attività produttive sono largamente diffuse su terreni privati, ed in cui si alimenta anche l'esigenza di una tutela che risulti maggiormente integrata con le specifiche esigenze delle comunità presenti sul territorio. Non è però un'apertura facile da realizzare, ed infatti, durante la Conferenza internazionale per i problemi florofaunistici tenutasi a Londra nel 1933, con il termine parco naturale si continua a definire "quell'area sottoposta a pubblico controllo, riservata alla protezione della fauna e della flora a beneficio della pubblica ricreazione", in una visione volta a garantire soprattutto l'integrità del paesaggio ed il beneficio dei visitatori, sostenuta da un principio di controllo pubblico e da finalità di carattere educativo e ricreativo. Tuttavia, ci sono anche realtà che si discostano da questa interpretazione ed adottano dei criteri innovativi, tra cui, il Giappone, che istituisce dodici parchi nazionali che includono nel loro perimetro anche dei centri abitati e delle aree coltivate ed industrializzate, ma è un'impostazione che non ottiene nell'immediato grandi consensi.

Muovendo tra posizioni chiuse e vincolistiche, ed altre aperte alla fruizione ed alle trasformazioni, coesistono e si alternano, quindi, negli orientamenti prevalenti nelle conferenze successive a quella londinese, diverse tendenze; emerge però, ed in maniera sempre più evidente e condivisa, la necessità di non separare gli aspetti antropici da quelli naturali, ma integrare la presenza umana nel complesso dei fenomeni ambientali. All'idea della difesa naturalistica e paesaggistica in senso stretto, che rimane comunque valida come principio di fondo, si preferisce, allora, quella che considera anche le ripercussioni sociali e traduce la rigida tutela in un uso corretto del territorio. Un'evoluzione di pensiero favorita dal diffondersi e dall'affermarsi dei concetti di sviluppo sostenibile e di ecologia in un'accezione ampia ed integrata, "che non può esaurirsi nel campo naturalistico, ma si dilata a comprendere sempre più gli interessi del territorio, inteso come habitat delle popolazioni umane". (© riproduzione riservata)
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