Lo sviluppo sostenibile / Gli indicatori dello sviluppo

I censimenti, ad esempio, visualizzano la distribuzione per classi della popolazione e permettono di calcolare il tasso di incremento naturale, ormai prossimo a zero, se non negativo, nei paesi sviluppati; un ulteriore dato ricavabile, poi, è la distribuzione della fascia produttiva della popolazione tra i settori primario, secondario e terziario, e l'evidenziazione, nei paesi sviluppati, di una fortissima riduzione degli addetti nel primario, di una contrazione crescente nell’industria e di un forte aumento nei servizi, il che manifesta che tali paesi si trovano ormai in una fase post-industriale volta verso una terziarizzazione sempre più accentuata. Nei paesi caratterizzati da situazioni di sottosviluppo, invece, un gran numero di lavoratori deve dedicarsi alla produzione di alimenti e non può indirizzarsi verso esigenze di natura diversa.
Altri indicatori si basano, poi, su indici che rilevano il consumo di energia, nell’ipotesi che più energia si consuma più beni si producono, oppure il rapporto tra esportazioni ed importazioni, collegando questo dato al livello d'indebitamento verso l’estero. Ulteriori dati sono quelli relativi alla quantità di calorie proteiche consumate, alla disponibilità di medici e posti letto d’ospedale per abitante, alla mortalità dovuta a particolari malattie endemiche, alla percentuale di persone non alfabetizzate ed a quella di persone con istruzione superiore, oppure alla spesa media per la cultura o al numero di giornali a disposizione, ed ancora, alla disponibilità media di chilometri di ferrovie, di strade asfaltate, di automobili, di telefoni, o di vani per abitanti. Indici, però, che lasciano spazio ad interpretazioni dubbie in quanto si potrebbe obiettare che l’automobile, ad esempio, non è solo fattore di progresso ma anche d'inquinamento ambientale.
Una serie di elementi, quindi, che contribuiscono a delineare un quadro composito fatto di realtà complesse e diverse, ma anche una serie di graduatorie, che devono essere sempre interpretate in maniera sistematica ed integrata e mai in senso assoluto, perché è comunque difficile confrontare sistemi produttivi, consuetudini e culture diverse.
Dal 1990 l’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, pubblica un rapporto annuale sullo sviluppo umano mondiale con informazioni e considerazioni sulla situazione economica e sociale ed una classificazione delle nazioni in base all’Indicatore di Sviluppo Umano ISU, (Human Development Index, HDI), che propone l’utilizzo di indici costantemente proporzionati per cercare d'interpretare le differenze e le tensioni sociali, reali e latenti. La crescita misurata in termini di sviluppo umano, quindi, esprime un processo dinamico e non l’immagine di un momento, e permette di effettuare comparazioni spaziali e temporali sulle dinamiche dello sviluppo per cercare di capire gli effetti prodotti dalle politiche attuate.
Si tratta di una partizione descrittiva, che non ha scopo normativo, ovvero non intende prevedere le future dinamiche in maniera deterministica; tuttavia costituisce un'utile chiave di lettura della tipologia dei processi in corso nei diversi sistemi regionali e, quindi, un utile strumento di classificazione secondo lo stadio di sviluppo raggiunto. Lascia, comunque, aperta la questione relativa al se e come un determinato sistema regionale debba seguire un iter di sviluppo predeterminato verso il raggiungimento di obiettivi di valenza universale, o se e come possa, al contrario, intraprendere un proprio processo orientato al raggiungimento di un tipo di sviluppo ritagliato sulle proprie specificità. (© riproduzione riservata)
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